Si definisce fondente il cioccolato quando la pasta di cacao, oltre al burro di cacao e allo zucchero, supera il 43% del peso totale ed è privo di latte. Il contenuto ottimale di cacao rispetto al gusto dovrebbe essere compreso tra il 55 e il 75%. Il cioccolato extra-amaro comprende una percentuale di cacao compresa tra l’85 e il 90%.
Negli anni Settanta il cioccolato, nonostante i suoi numerosi amatori, subì un crollo di popolarità perché ritenuto responsabile di diverse patologie: l’aumento di peso e quello del colesterolo; l’insorgere della carie; i danni alla pelle. Ne scaturì l’erronea convinzione che “il cibo degli dei” fosse un alimento peccaminoso e pericoloso !
Oggi, per fortuna, tutti questi luoghi comuni sono stati smentiti scientificamente dai nutrizionisti, i quali, al contrario, consigliano di inserire questo alimento nella dieta quotidiana, con l’unica raccomandazione di non abusarne, come del resto per qualsiasi alimento.
Alcune ricerche hanno evidenziato di come il cioccolato produca effetti benefici per i diabetici: 100 grammi al giorno abbassano la pressione. altre hanno evidenziato i benefici per il cuore e uno più recente l'effetto sedativo per la tosse persistente.
Bisogna tuttavia fare attenzione a non abusarne per gli effetti degli zuccheri e dei grassi ivi contenuti.
Il consumo di cioccolato fondente migliora il metabolismo del glucosio e abbassa la pressione sanguigna: lo dimostra uno studio di ricercatori dell’Università de L’Aquila pubblicato sulla rivista American Journal of Clinical Nutrition, che gli dedica anche un editoriale approfondito, per il quale 100 grammi al giorno di cioccolata fondente, da gustare per 15 giorni consecutivi, abbasserebbero la pressione e migliorerebbero il metabolismo degli zuccheri.
Lo studio, di ridotte dimensioni, è stato pubblicato sulla rivista American Journal of Clinical Nutrition ed è stato disegnato per paragonare l'effetto di cioccolato bianco e nero sulla pressione arteriosa e sulla risposta dell'organismo agli zuccheri.
Le proprietà curative dell'"oro nero" erano già note qualche secolo fa, quando si riteneva che migliorasse il tono dell'umore e avesse effetti protettivi per il fegato e lo stomaco.
Che poi diabete di tipo 2 e ipertensione siano strettamente correlati alle patologie cardiovascolari ormai non è più un mistero, come pure non è più un mistero di come una serie di alimenti abbiano effetti protettivi (ad esempio frutta e verdura, etc.), con meccanismi ancora non del tutto chiariti.
Una categoria di molecole contenuti in molti vegetali, i flavonoidi, sono in questo momento al centro dell’attenzione del mondo scientifico per le loro proprietà benefiche.
Gli effetti favorevoli riscontrati dai ricercatori nostrani sarebbero imputabili ai flavonoli, composti a cui numerosi studi hanno attribuito proprietà antiossidanti e protettive per i vasi sanguigni e il cuore, nonché l'aumentata biodisponibilità dell'ossido nitrico che incide sulla pressione e sul metabolismo. La pianta da cui deriva il cacao, Theobroma cacao, è una fonte preziosa di flavonoli che peraltro si trovano anche in molti altri cibi vegetali; l'acido oleico, inoltre, un grasso insaturo che si trova anche nell'olio d'oliva, costituisce un terzo dei grassi che si trovano nel cioccolato ed è noto per i suoi effetti benefici sul cuore.
Uno studio è stato condotto su 15 soggetti sani, prima tenuti ad un regime dietetico privo di cioccolato per una settimana, ed in in secondo tempo suddivisi in due gruppi:
- in un gruppo è stata aggiunta alla dieta una dose di 100 g di cioccolato fondente giornaliera,
- nell’altro una dose di 90 g di cioccolato bianco.
Un introito energetico di 480 Kcal in entrambi i casi, ma un apporto di polifenoli di rispettivamente 500 mg (di cui flavanolo tra i 100 e i 200 mg) e 0 mg.
Dopo sette giorni di pausa il ciclo riprendeva e, al termine di ciascuna fase, i partecipanti sono stati sottoposti a un test orale di tolleranza al glucosio per calcolare la resistenza e la sensibilità all'insulina. Oltre alla quotidiana misurazione della pressione arteriosa.
Dopo 15 giorni i ricercatori hanno riscontrato una resistenza all'insulina significativamente più bassa nel gruppo che aveva ricevuto il cioccolato nero e una sensibilità più alta, il che si traduce in un miglioramento del metabolismo degli zuccheri, mentre al contrario il cioccolato bianco non aveva avuto effetto.
Nel range della normalità, inoltre, la pressione sistolica (la massima) era più bassa dopo l'ingestione del cioccolato nero.
Il meccanismo di azione del cioccolato e dei flavonoidi in esso contenuti è probabilmente legato alla regolazione dell’ossido d’azoto (NO), anche se l’interazione con i sistemi biologici che aumentano la bio-disponibilità del NO è ancora tema da approfondire.
Gli autori tuttavia avvertono che il consumo di cioccolato va ponderato, perché a fronte dei benefici ci sono anche rischi consistenti dovuti all'elevato apporto di grassi e calorie. Il suo elevato contenuto calorico è dovuto alla presenza di grassi e zuccheri, presenti però in tanti altri alimenti. Una tavoletta da 100 grammi di fondente extra apporta 542 calorie (565 per quello al latte), mentre una porzione da 80 grammi di spaghetti al pomodoro e basilico fornisce circa 422 calorie e una fetta media di crostata con marmellata circa 550. Quindi anche quando si segue una dieta dimagrante ci si può permettere un quadratino di cioccolato fondente, perché equivale solo a 22 calorie. Per cui chi introduce il cioccolato nella dieta, come prevedibile, dovrà fare qualche rinuncia sottraendo una quantità di calorie pari a quelle introdotte con una barretta di cioccolato; gli esperti consigliano, soprattutto per le persone a rischio, una dieta bilanciata con pochi grassi, sale e zucchero che includa carboidrati, frutta e vegetali a volontà e che sia combinata con l'esercizio fisico.
Probabilmente il cioccolato potrebbe risultare meglio della frutta: una recente ricerca pubblicata su Chemistry Central Journal ha dimostrato che il cacao e il cioccolato fondente sono più antiossidanti della frutta grazie al loro maggiore contenuto di polifenoli e flavanoli (tipo di fitonutrienti appartenenti al gruppo dei flavonoidi).
Lo studio è stato condotto dai ricercatori dell'Hershey Center for Health & Nutrition (Usa) che, comparando le capacità nutrizionali diversi tipi di frutta e cacao grammo per grammo, hanno così stabilito la supremazia nutritiva dei semi di cacao che ridurrebbe il colesterolo, anche se per come sopra detto, è ricco di grassi e zuccheri, ragion per cui i diabetici devono sempre tener sotto controllo il contenuto di grassi e zuccheri ivi contenuto.
Anche gli scienziati della Hull University sono convinti che mangiare cioccolato faccia bene e possa aiutare anche i pazienti diabetici poiché il colesterolo è di fatto un problema per chi soffre di questa patologia e, per questo motivo, hanno condotto uno studio su 12 volontari con diagnosi di diabete di tipo 2: secondo gli esperti di Diabetes.uk, l’alto contenuto di grassi e zuccheri, e i rischi connessi, sarebbero superiori ai vantaggi, cita la BBC. «Il piccolo beneficio per la salute trovato in questo composto nel cioccolato ricco di cacao sarebbe enormemente superato dal contenuto di grassi e zuccheri», ha dichiarato il dottor Iain Frame.
I risultati di questo studio sono stati pubblicati sulla rivista Diabetic Medicine mostrano come il cioccolato possa influire sui livelli di colesterolo.
I partecipanti sono stati suddivisi in due gruppi atti a ricevere, per 16 settimane una barretta di cioccolato normale o arricchita di polifenoli.
Dai dati acquisiti si è constatato che chi aveva assunto la barretta arricchita di polifenoli mostrava un miglioramento nei livelli di colesterolo.
Il professor Steve Atkin, che ha condotto lo studio, suggerisce che l’assunzione di cacao potrebbe significare una riduzione del rischio cardiaco: “Il cioccolato con un alto contenuto di cacao deve essere incluse nella dieta di persone con diabete di tipo II come parte di un sensibile, approccio equilibrato alla dieta e stile di vita”, ha spiegato Atkin ma i ricercatori di Diabetes.uk hanno mostrato preoccupazione per questo tipo di messaggio che potrebbe essere interpretato come un “semaforo verde” a mangiare di più cioccolato da parte dei diabetici.
Altri studi sostengono gli effetti positivi del ciocciolato:
a) sulla perdita di peso:
mangiare cioccolato non fa ingrassare, anzi aiuta a regolare il metabolismo, diminuendo la quantità di grassi corporei.
Nello specifico a maggiori consumi di cioccolato corrisponderebbe una altrettanto maggiore diminuzione del grasso, specialmente nella zona dell’addome e a prescindere da dieta e attività fisica.
Quelle che sembrerebbero affermazioni farneticanti, sono in realtà il risultato di un recente studio scientifico spagnolo, il più grande mai realizzato sul tema.
I ricercatori dell’Università di Granada hanno monitorato il consumo di cioccolato di 1.500 giovani adolescenti, distribuiti in 6 Paesi europei, misurando anche il loro indice di massa corporea, il girovita e l’analisi della bioimpedenza.
Incrociando i dati hanno così scoperto che maggiore era il consumo di cioccolato e minore la distribuzione di grassi totali nel corpo.
I risultati dello studio, pubblicati sulla rivista Nutrition, sarebbero da imputare all’azione benefica delle catechine, preziosi antiossidanti di cui il cacao è ricco, che riuscirebbero a compensare l’alto apporto calorico del cioccolato agendo il metabolismo.
b) sulla riduzione di rischio di essere colpiti da infarto, ictus e diabete:
i benefici del cioccolato amaro sono noti da tempo e un’ultima ricerca ne ha sottolineato le proprietà contro i disturbi cardiovascolari.
A sostenerlo diverse ricerche
Il team di esperti dell’University of Cambridge, ha rilevato che assumere quotidianamente cioccolato può contribuire a ridurre i casi di ictus del 29% e di malattie al sistema cardiocircolatorio del 37%, oltre che contenere sostanze antiossidanti, utili nel contrastare i processi d’invecchiamento cellulare.
Sono state condotte una serie di sperimentazioni su un ampio campione di centomila persone, sane e con problemi cardiovascolari, rilevando che il consumo di cioccolato poteva avere funzioni benefiche anche sulla pressione arteriosa e sul metabolismo degli zuccheri, regolando la produzione dell’insulina, l’ormone direttamente collegato all’insorgenza del diabete.
Le proprietà di questo cibo, inoltre, sarebbero presenti sia nel cioccolato amaro, che in quello al latte, in barrette, dolci e biscotti anche se per l’alto potere calorico, bisogna fare attenzione a non eccedere nel consumo eccessivo.
Gli studiosi presenti al Congresso Nazionale della Società Italiana di Nutraceutica, a Milano nel …. hanno spiegato come i cosiddetti alimenti “nutraceutici” possano favorire il benessere di cuore e arterie, combattendo il colesterolo e i disturbi ad esso correlati.
In questo senso essi hanno messo in luce che anche il consumo di soli 10 grammi di cacao amaro al giorno, pari a 200 mg di flavonoli, sono sufficienti per ridurre la pressione arteriosa, permettere la dilatazione delle coronarie e quindi ridurre i grassi “cattivi” in circolo nel sangue.
Ecco perché questo alimento è detto anche di tipo “funzionale”, poiché un suo regolare assorbimento può contrastare attivamente l’innalzamento di colesterolo, zuccheri e grassi.
L’esempio concreto che i ricercatori hanno presentato durante il convegno è stato quello di una popolazione al largo di Panama, i Kuna, che proprio per la loro particolare dieta, che comprendeva razioni quotidiane di cacao, registrava una “Mortalità per malattie cardiovascolari nettamente minore in rapporto a quella dei cittadini panamericani” (dr. Cesare Sirtori, Presidente della Società Italiana di Nutraceutica a Preside della Facoltà di Farmacia di Milano).
Uno studio pubblicato sul Journal of the American College of Cardiology dai ricercatori svedesi del Karolinska Institutet di Stoccolma guidati da Susanna Larsson ha, in particolare, esaminato l'effetto anti-ictus del cioccolato sulle rappresentanti del gentil sesso arrivando alla conclusione che il cioccolato fondente fa bene alla salute delle arterie.
La ricerca è stata condotta su più di 33 mila donne tra 49 e 83 anni seguite dal 1997 per 10 anni: dati alla mano, gli studiosi hanno incrociato le quantità di cioccolato consumato e l'insorgenza di ictus, rilevando che le signore che consumavano la più alta quantità di cioccolato fondente - più di 45 grammi a settimana - hanno fatto registrare ogni anno 2,5 ictus ogni 1000 donne, mentre tra le rappresentanti del gentil sesso che non superavano i 9 grammi a settimana il tasso di ictus annuo rilevato è stato di 7,8 casi ogni 1000 donne. A fare la differenza, spiegano i ricercatori, sarebbero i flavonoidi, potenti antiossidanti «spazzini» dei radicali liberi.
I risultati dello studio, spiega Larsson, non devono però funzionare da «lasciapassare» per i golosi di cioccolato: mangiarne in quantità eccessiva, infatti, può nuocere alla salute. «Il cioccolato deve essere comunque consumato con moderazione in quanto ha un alto contenuto di calorie, grassi e zuccheri. Dato che rispetto al cioccolato al latte quello fondente contiene più cacao e meno zucchero, è consigliabile il consumo di quest'ultimo».
c) sulla protezione del cuore:
uno studio pubblicato sul Journal of Cardiovascular Pharmacology da un gruppo di ricercatori dell'Università di Linköping (Svezia) diretti da Ingrid Persson spiega come il cioccolato fondente riesca a proteggere il cuore: il meccanismo ruota intorno all'attivazione dell'enzima Ace, già conosciuto per essere responsabile dell'aumento della pressione sanguigna. «Abbiamo già dimostrato - spiega la studiosa - che il tè verde inibisce lo stesso enzima, che è coinvolto nel bilancio dei liquidi del corpo e nella regolazione della pressione sanguigna. Ora abbiamo voluto studiare l'effetto del cacao, con le sue catechine e procianidine». Dai dati è emerso che tre ore dopo l'assunzione del cioccolato è stata rilevata una significativa inibizione dell'attività dell'enzima e, di conseguenza, della pressione alta.
Difende anche dal diabete - Un cioccolatino al giorno (circa 7,5 grammi) riduce di un terzo il rischio di sviluppare infarto (37%), ictus (29%) o di diventare diabetici (31%). A sostenerlo è uno studio della University of Cambridge (Regno Unito) coordinato da Oscar Franco pubblicato online sul British Medical Journal e presentato a Parigi nel corso del congresso della Società europea di cardiologia.
d) sulla riduzione dei livelli del colesterolo e trigliceridi:
secondo uno studio presentato dagli studiosi dell'Harvard Medical School (Usa) nel corso del «Nutrition, Physical Activity and Metabolism/Cardiovascular Disease Epidemiology and Prevention 2011», il cioccolato fondente abbassa i livelli di pressione sanguigna, migliora la salute di vene e arterie,
- diminuisce la quantità di colesterolo Ldl, quello "cattivo",
- aumenta la presenza di quello "buono" (Hdl),
- diminuisce i livelli di trigliceridi nel sangue, ed
- è in grado anche di abbassare il pericolo di sviluppare il diabete di tipo 2, sempre più diffuso a causa dell'allungarsi dell'aspettativa di vita e dell'aumentare dell'invecchiamento della popolazione: il merito, spiegano i ricercatori, è sempre dei flavonoidi in esso contenuti.
A fare al differenza sarebbero i polifenoli che si trovano nel cioccolato fondente: lo studio è stato pubblicato su Diabetic Medicine dai ricercatori della Hull University (Regno Unito) guidati da Steve Atkin. «Il cioccolato fondente con un alto contenuto di cacao - spiega Atkin - dovrebbe essere incluso nella dieta delle persone con diabete di tipo 2 come parte di un approccio equilibrato alla dieta e allo stile di vita». Attenzione, però, a non eccedere nelle quantità, altrimenti «i piccoli benefici dettati dai composti presenti nel cioccolato fondente potrebbero essere enormemente superati dal contenuto di grassi e zuccheri deleteri per la salute dei diabetici".
e) per aumentare il ferro in soggetti anemici:
E’ ideale per chi soffre di pressione bassa grazie alla presenza di potassio. Utile per i soggetti anemici grazie alla buona percentuale di ferro.
Un’importante caratteristica legata all’assimilazione del ferro nel nostro organismo consiste nella sua biodisponibilità, ovvero l’effettivo assorbimento dell’elemento da parte dell’intestino, e l’interazione con altri nutritivi e vitamine che possono ridurre o aumentare la biodisponibilità del ferro.
Il ferro viene assorbito prevalentemente nel duodeno, quindi nel tratto prossimale dell'intestino tenue. Come anticipato, gli enterociti assorbono direttamente il ferro di tipo eme, mentre per quanto riguarda le forme inorganiche, il minerale viene assorbito esclusivamente in forma bivalente. Durante il transito nello stomaco l'acidità dell'ambiente gastrico favorisce la riduzione di Fe3+ a Fe2+ ed insieme alla pepsina libera il ferro legato alle proteine. Di conseguenza, quando la sintesi e la secrezione di succhi gastrici è alterata (ad esempio per l'utilizzo di farmaci inibitori della pompa protonica), l'assorbimento del ferro è sostanzialmente ridotto. A livello dell'orletto a spazzola degli enterociti, esiste comunque una proteina - denominata citocromo b duodenale (Dcytb) - in grado di ridurre il ferro trivalente a ferro bivalente, permettendone l'assorbimento. Nello stato ferroso, il minerale viene quindi trasportato attraverso la membrana apicale dell'enterocita sfruttando il trasportatore bivalente del ferro (DMT1).
Dopo essere entrato nella cellula enterica, il ferro può attraversarne la barriera basolaterale e passare nel circolo sanguigno accorpandosi alla transferrina, essere utilizzato dall'enterocita per le sue normali funzioni o essere depositato come riserva (legato alla ferritina); in quest'ultimo caso sarà eliminato dopo pochi giorni insieme alla desquamazione della cellula intestinale .
Come descritto a proposito del passaggio del minerale dalla membrana apicale (orletto a spazzola) al citoplasma dell'enterocita, anche il passaggio attraverso la membrana basolaterale implica la presenza di uno specifico trasportatore.
Grazie a questo duplice meccanismo di regolazione, l'assorbimento del ferro è direttamente proporzionale alle necessità di sintesi di nuovi globuli rossi ed inversamente proporzionale all'entità delle riserve.
In una ipotetica classifica di biodisponibilità avremmo quindi al primo posto il Ferro eme, seguito dalla forma inorganica Fe2+ e un po' più indietro dalla forma non eme Fe3+.
Alcune sostanze della dieta, come acido ascorbico (vitamina C) e acido citrico, favoriscono l'assorbimento del ferro mantenendolo nella forma Fe2+. Sortiscono invece un'effetto contrario le fibre alimentari, ed alcuni antinutrienti (fitati e tannini) di origine vegetale.
Nell’elenco dei cibi più ricchi di ferro (di origine animale e vegetale) il cioccolato fondente amaro ha un valore pari al 17,4 mg.
Per cui il cioccolato fondente si potrebbe dare anche a bambini diabetici .... prer fargli vivere meglio il loro problema dei dolci , sempre nei limiti delle quantità consigliate ...
Fonti
http://www.yourself.it/cioccolato-salute-alimento-funzionale-contro-ipertensione/?cp
http://www.yourself.it/cioccolato-non-fa-ingrassare-riduce-massa-grassa/?cp
http://www.yourself.it/mangiare-cioccolato-per-combattere-ictus-infarto-diabete/?cp
http://salute24.ilsole24ore.com/articles/13628-cioccolato-fondente-45-grammi-a-settimana-proteggono-le-donne-dall-ictus
http://www.lastampa.it/2010/10/18/scienza/benessere/cioccolato-batte-colesterolo-a-ma-i-diabetici-devono-fare-attenzione-T98tW2qeyJAL0ekMaSaqJN/pagina.html
http://espertorisponde.paginemediche.it/it/377/archivio-risposte/diabetologia/cacao/detail_158644_e-diabete.aspx?c1=23&c2=10678
http://www.my-personaltrainer.it/salute/assorbimento-ferro.html
http://www.eurochocolate.com/it/cioccolato/medicina.html