Edulcoranti e succedanei
L’edulcorante (o dolcificante) è una sostanza usata per addolcire alimenti o altri prodotti destinati ad entrare nel cavo orale (ad esempio coluttori, farmaci) altrimenti amari: per cui hanno un potere dolcificante molto elevato con poco o nessun contenuto calorico e nessun carboidrato.
Alcuni tipi di edulcoranti si trovano in natura (naturali), come ad esempio la liquirizia (Glycyrrhiza glabra) tipica del Mediterraneo, la bacca della Nigeria (dioscoreophyllum cumensii), il frutto del miracolo (Synsepalum Dulcificum) e la taumatina (Thaumatococcus Danielli) tipici dell’Africa ed infine la stevia (Stevia Rebaudiana) tipica del Sud America, il mannitolo (E421), l’isomalto (E953), il smaltitolo (E965), il lactitolo (E966), lo xilitolo (E967).
Altri vengono prodotti in laboratorio per sintesi chimica (artificiali), come la saccarina (E 954), scoperta nel 1897, i ciclammati (E 952) nel 1937, l’aspartame (E951) nel 1965 e l’acelsufame K (E950) nel 1967, il sucralosio (E955) nel 1976, etc.;
Proprietà
Oltre al potere dolcificante, possono essere accomunati anche per le loro capacità conservative e lassative, quando si superano le dosi consigliate.
In merito alla loro innocuità, relativamente ad alcuni edulcoranti artificiali, non si conoscono gli effetti, per cui, per una maggiore sicurezza, si consiglia di fare un uso limitato e intelligente degli edulcoranti di sintesi e di leggere attentamente l’etichette e le loro composizioni.
Effetti fisiologici
In generale i dolcificanti nell'uomo e in diversi altri mammiferi, stimolano il pancreas a sintetizzare insulina. L'insulina è l'ormone che stimola le cellule corporee ad assorbire glucosio. Di conseguenza la concentrazione di glucosio nel sangue (la glicemia) diminuisce.
I dolcificanti artificiali stimolano la produzione di insulina (a causa del gusto del dolce) in persone sane e abbassano quindi la loro glicemia. La conseguente iperinsulinemia stimola l'appetito.
In diabetici che li usano normalmente non varia la glicemia, perché o non producono più abbastanza insulina (Diabete mellito di tipo 1) oppure le loro cellule sono diventate insensibili all'insulina (Diabete mellito di tipo 2).
Questo effetto di “stimolazione dell'appetito” veniva usato (quando i maiali dovevano ancora essere grassi) per l'allevamento di suini, aggiungendo al cibo un po' di saccarina.
Chi intende perdere chili consumando prodotti "light" o surrogati di zucchero, ingerisce sicuramente meno calorie, ma deve tener presenti dell’aumento di appetito, degli effetti di una persistente iperinsulinemia (rischio di Diabete mellito di tipo 2) o di una ipoglicemia reattiva oltre alla non conoscenza della effettiva innocuità di alcuni edulcoranti.
Fonti