L’ipoglicemia (in greco υπογλυκαιμία) è un termine medico che indica uno stato patologico causato da (e definito come) un basso livello di zuccheri (glucosio) nel sangue. L'ipoglicemia provoca una nutrita serie di effetti e di sintomi, la maggior parte dei quali originata da uno scarso afflusso di glucosio al cervello, che ne riduce le funzioni (neuroglicopenia): questa diminuzione della funzione cerebrale può andare da un vago senso di malessere al coma e in casi rari alla morte. Una condizione di ipoglicemia può avere origine da molte cause diverse e può accadere a qualsiasi età.
In termini pratici l’ipoglicemia è quella una condizione biochimica di caduta dei livelli glicemici al di sotto dell’intervallo normale (70-100mg/dl) insufficiente alle esigenze energetiche dell’organismo, al di sotto di quelli che l’organismo sente come “normali”, caratterizzata da una tipica sintomatologia che tende a regredire con l’assunzione di sostanze zuccherate o di cibo ricco di carboidrati tale da aumentare nuovamente i livelli glicemici.
Sono soggetti ad ipoglicemia gli obesi, con eccessiva produzione di insulina da parte del pancreas, i pazienti scarsamente controllati con malattie croniche (cirrosi, epatite); gli alcolisti in seguito a malnutrizione o malattia epatica, laddove una funzione epatica è necessaria per mantenere costante il livello di zucchero nel sangue.
Nel diabete questo sintomo è imputabile ad una cattiva gestione della malattia, ad errori nella somministrazione dell’insulina, cosa che potrebbe accadere anche a coloro che sono a conoscenza della c.d. conta dei carboidrati o a causa di situazioni impreviste (attività fisica, stress, etc.).
La correzione avviene attraverso l’assunzione di carboidrati: il problema è che ad una ipoglicemia può seguire (anzi rectius segue) l’iperglicemia, dovuta:
- allo stato di fame che l’ipoglicemia normalmente suscita,
- alla voglia di riacquisire in tempi brevi della capacità di intendere e di volere,
- alla debolzza umna di approfittare del momento per assumere dolci;
- all’incapacità mentale di prevedere in quei momenti le conseguenze dell’assunzione esagerata di carboidrati,
e sono note le conseguenze dannose sull’organismo di queste oscillazioni della glicemia che si riverberano sulle complicanze.
In questi casi per ripristinare la situazione di normalità, si ricorre al glucagone, un ormone peptidico secreto dal pancreas, esattamente dalle cellule α delle isole di Langerhans, che ha come bersaglio principale alcune cellule del fegato; esso permette il controllo dei livelli di glucosio nel sangue, affinché rimangano entro certi limiti: se il livello ematico di glucosio scende sotto una soglia di circa 80 - 100 mg/dl (= 0,8 - 1 g/l), le cellule α cominciano a secernere glucagone. Questo si lega immediatamente ai suoi recettori presenti principalmente sugli epatociti, attivando la degradazione del glicogeno (glicogenolisi) ed un conseguente rilascio di glucosio nel sangue. Sebbene venga in genere considerato antagonista dell'insulina per il suo compito di contrastare l'ipoglicemia, insulina e glucagone intervengono in sinergia in seguito all'introduzione di proteine/amminoacidi, poiché il primo determina lo stivaggio degli amminoacidi (proteosintesi) nei tessuti, mentre il secondo previene l'ipoglicemia causata dall'insulina. La sua scoperta si deve al Premio Nobel Christian de Duve.
Questo ormone è un farmaco salvavita e lo si può acquistare in farmacia e si somministra per iniezione sottocutanea o intramuscolare. L’inizio dell’azione dopo la somministrazione intramuscolare, avviene dopo 5-15 minuti e si protrae per circa 10-40 minuti a seconda dell’organo in esame.
Tuttavia il glucagone non è un carboidrato, dovendo quindi seguire l’assunzione di carboidrati per via orale al fine di ripristinare il glicogeno epatico e prevenire un’eventuale ricomparsa dell’ipoglicemia.
Nei casi più gravi, se entro 10 minuti non si ottiene l’effetto desiderato, si deve somministrare glucosio per via endovenosa.
Tuttavia in commercio è possibile trovare integratori alimentari (ad es. il Glucosprint,etc.) a base di D-Glucosio, Vitamina B1 (tiamina) e Manganese utili ad apportare energia nei casi di ipoglicemie ma con il vantaggio di far aumentare in tempi brevi la glicemia di un tasso determinato (da 30 a 50 mg), senza l’assunzione di ulteriori carboidrati.
In particolare:
- la vitamina B1 serve de catalizzatore biologico delle reazioni enzimatiche favorendo il rapido assorbimento del glucosio con conseguente produzione di energia necessaria per tutti i tessuti ed in particolare per il cervello;
- il manganese, attivando l’enzima ”superossidodismutasi” (SOD – potente antiossidante mitocondriale), blocca l’azione dei radicali liberi prodotti durante il metabolismo energetico glucidico; infine
- il D-Glucosio favorisce la rapidità di azione dell’integratore, avendo questa sostanza un indice glicemico elevato uguale a 100 [l’indice glicemico è un fattore di indicazione della velocità di assimilazione del glucosio contenuto nei diversi alimenti contenenti carboidrati (rapportato a 50g) dopo la loro assunzione] ed essendo il glucosio una della fonti energetiche più importanti del nostro organismo con funzione di fornire energia prontamente disponibile attraverso i processi metabolici di glicosi anaerobica ed aerobica (con utilizzo di ossigeno).
Per fare un esempio pratico, un diabetico, valutata la situazione di ipoglicemia, con l’assunzione di questi integratori conoscerà in anticipo i valori della glicemia eliminando il rischio di fastidiose iperglicemie: quindi un diabetico che misura 50 mg. di glicemia, con questi integratori dopo breve tempo saprà che la sua glicemia misurerà 80 o 85 mg. e questo effetto praticamente negli stessi tempi del glucagone (meno di 10 minuti), senza alcuna somministrazione cutanea, senza aggiunta di acqua, zuccheri, ecc).
Sono liquidi, contenuti in fialette per cui facili da portare con sè in ogni momento, senza rischio di deterioramento o dispersione.
Devesi pur tuttavia dire che coloro che conscono bene la c.d. conta dei carboidrati potranno scegliere altri alimenti dopo averne valutati e sperimentati gli apporti conseguenti. E' chiaro che la scelta dovrà ricadere su prodotti standard prodotti in serie (ad es. yogurt, biscotti, etc.) in quanto per altri alimenti in particolare quelli naturali, come la frutta, possono influire altri fattori, come ad esempio la maturazione laddove un frutto maturo avrà più carboidrati.
Fonti
http://www.glucosprint.it/
http://it.wikipedia.org/wiki/Glucagone