29 giugno 2009 l’Agenzia europea dei medicinali (EMEA) - con suo comunicato (cfr. link al seguente link http://www.emea.europa.eu/humandocs/PDFs/EPAR/Lantus/40847409en.pdf (ora rimosso ma è possibile la traduzione sul sito dell’agenzia del farmaco al seguente link http://www.agenziafarmaco.gov.it/allegati/comunicato_emea_lantus300609.pdf ) annunciava i risultati di quattro studi inglesi ad oggetto la possibile relazione tra gli analoghi dell’insulina, in particolare l’insulina glargine e il rischio di cancro. Gli studi sono stati pubblicati sul sito “Diabetologia” il 26 giugno 2009 (cfr. link http://www.diabetologia-journal.org/cancer.html (ora rimosso).
In particolare, in due studi (Scottish Diabetes Research Network Epidemiology Group e Jonasson et al) è stata trovata un’associazione con il cancro al seno nel gruppo di pazienti che assumevano insulina glargine come monoterapia, anche se detta problematica non è stata riscontrata nell’altro gruppo di pazienti che usava insulina glargine insieme ad altri tipi di insulina. Nemmeno è emersa alcuna associazione con altri tipi di cancro. In questi due studi non è stata valutata la dose-dipendenza.
Il terzo studio (Hemkens et al) ha riportato un’associazione dose-dipendente tra l’uso di insulina glargine e le neoplasie pur non w studio.
Nel quarto studio (Currie et al), non è stata trovata alcuna associazione tra cancro (sia al seno che al colon-retto, che al pancreas o alla prostata) e l’uso di insulina glargine, o altri tipi di insulina.
Pertanto mentre tre studi indicano che la terapia del diabete con insulina glargine, analoga di quella umana, aumenta il rischio di tumori (soprattutto del seno, fra i più sensibili agli ormoni), sia pure in modo contenuto, il quarto non conferma il dato.
Il tutto è nato perché nei test precedenti alla commercializzazione si è notato che la glargine favoriva la crescita di alcuni tipi di cellule.
In Germania, Svezia, Scozia e Inghilterra sono stati rivalutati i dati di 300 mila diabetici, di cui oltre il 10% in cura con glargine, confrontando i tassi di tumore fra i pazienti trattati con diversi tipi di insulina. Secondo i tedeschi l' insulina glargine si associa a una maggior probabilità di cancro al seno: un caso in più ogni 100 donne trattate per 12-18 mesi, con un effetto che aumenta al crescere della dose. Gli svedesi hanno trovato un incremento quasi doppio del rischio in chi prende glargine da sola, gli scozzesi un aumento lieve; solo gli inglesi (su 10 mila pazienti) non hanno visto differenze.
“Bisogna però chiarire che la glargine non provoca il cancro, semmai potrebbe accelerarlo favorendo la crescita di cellule tumorali già presenti” - precisava il dr. Gabriele Riccardi, presidente eletto della Società Italiana di Diabetologia.
Inoltre questi sarebbero studi a breve termine, per cui poco attendibili - osservava il dr. Antonio Pontiroli, docente di Medicina interna dell' Università di Milano.
Di vero c’è che questi dati sono emersi da studi retrospettivi (studi che analizzano a posteriori, cioè una volta finito lo studio) ed in quanto tali vanno confermati con studi di corte prospettici (cioè studi che invece iniziano al momento 0 proprio con lo scopo di vedere se nel gruppo in trattamento con quel farmaco per cui si hanno davvero benefici o in questo caso si hanno più tumori).
Inoltre il dato riguardava pazienti con diabete di tipo 2: infatti chi ha il diabete di tipo 1 non assume glargine da sola e l'aumento dei tumori è stato riscontrato solo in casi di monoterapia, appunto i diabetici i tipo 2; inoltre costoro, costretti a prendere insulina, si trovano in condizioni peggiori ossia persone che statisticamente per la loro età “avanzata” presentano maggiori rischi cardiovascolari, obesità, etc., quindi più a rischio tumorale. Non è la prima volta che s' indaga sulla relazione fra cancro e terapia insulinica: secondo una ricerca inglese uscita su Gastroenterology, l'ormone, umano o analogo, aumenta il rischio di tumore al colon-retto: «sull' associazione fra tumori e cura con insulina non ci sono certezze: del resto, prenderla significa dover supplire a una carenza - dice il dr. Riccardi. L' eccesso di insulina endogena tipico del diabete di tipo 2 invece potrebbe favorire i tumori: l'ormone ha effetti metabolici e come fattore di crescita, nei diabetici probabilmente, potrebbe perdere la sensibilità ai primi e non ai secondi». Infatti, insulina a parte, nei diabetici il rischio di tumore al rene, al pancreas, al fegato è superiore al normale.
Rimane il fatto che una ricerca condotta su 127.000 pazienti con diabete in Germania avrebbe evidenziato che chi utilizza la Lantus regolarmente ha il 31% di possibilità in più di sviluppare un tumore nell’arco di 1 anno e mezzo, e che il rischio è proporzionale alla quantità di Lantus assunta quotidianamente e che La FDA Americana ha aperto una inchiesta per approfondire la questione.
Pertanto, per quanto sminuita, la quaestio richiede necessari approfondimenti considerato che detto farmaco viene usato da milioni di diabetici: ed in tal senso sembrava l’orientamento del Comitato dei medicinali per uso umano (CHMP) dell’EMEA che come risulta nel comunicato del 2009 si impegnava ad effettuare una dettagliata valutazione dei risultati degli studi e di ogni altra informazione rilevante (con il compito di valutare problemi come: effetti dose-risposta, le implicazioni della durata degli studi relativamente breve e l’influenza di altri fattori sul rischio di cancro al seno e altri tipi di cancro (p.es. età, indice di massa corporea (BMI), stato menopausale, numero di figli partoriti, stato socioeconomico).
Il 12 giugno 2012 l’Associazione Americana del Diabete (ADA) presenta 3 studi epidemiologici (Northern European Database, Kaiser Permanente Collaboration e il medAssurant Database), sponsorizzati dalla Sanofi, da cui emerge come l'uso di insulina glargine non sia associata ad un aumento nel rischio tumorale. L'insulina, come tutti i fattori di crescita, può promuovere, in teoria, la crescita di tumori appena sviluppati (come nei precedenti studi del 2009). In altre parole è stato riscontrato un aumento di tumori tuttavia statisticamente le percentuali sono così basse da escludere una correlazione tra lantus e situazioni tumorali, in particolare al seno e al colon per le donne e alla prostata e al colon per gli uomini.
In particolare:
1) Il Northern European Database Study (condotto in Danimarca, Finlandia, Norvegia, Svezia e Scozia) ha coinvolto 447.821 pazienti insulino dipendenti trattati e ha monitorato più di 1.5 milioni di persone all'anno. Il tempo medio di follow-up è stata di 3,1 anni per i pazienti trattati con glargine e 3,5 anni per quelli su altre insuline. Non è stata riscontrata un aumentato rischio di tumore al seno nelle donne nelle donne trattate con Lantus rispetto alle donne in terapia con altre insuline. Anche negli uomini, non è stato riscontrato un aumento del rischio evidente per il cancro alla prostata o al colon (HR 1,11, 95% CI, 1,00-1,24) o di un aumentato rischio di tumore del colon-retto negli uomini e nelle donne (HR = 0,86, IC 95%: da 0,76 a 0,98). Inoltre, non vi era alcuna evidenza di un aumentato rischio di qualsiasi forma di cancro o combinato polmone o il cancro del pancreas.
2) Il Kaiser-Permanente Collaboration è stato uno studio di database americano che ha coinvolto 115.000 pazienti, con una media di 1,2 anni di utilizzo glargine o 1,4 anni di protamina Hagedorn (NPH) con uso di insulina neutra. E’ stato riscontrato l’assenza di associazione tra glargine e aumento del rischio di cancro al seno (HR, 1,0, 95% CI, 0,9-1,3), il cancro alla prostata (HR, 0,7, 95% CI, 0,6-0,9), il cancro del colon-retto (HR = 1.0; 95 % CI, 0,8-1,2), o tutti i tumori combinati (HR, 0,9, 95% CI, 0,9-1,0). Una sottoanalisi relativa al conteggio di dosaggio suggerito ha evidenziato un piccolo aumento di cancro al seno in pazienti con 2 o più anni di utilizzo glargine, mentre una sottoanalisi ad oggetto il conteggio di prescrizione non ha mostrato alcuna associazione.
Tuttavia in un comunicato stampa, un ricercatore al Kaiser Permanente Northern California di Oakland, ha osservato che i risultati di questo studio devono essere valutati con cautela a causa della relativamente breve durata di impiego glargine.
3) Lo studio Database MedAssurant - un altro studio di database americano - ha coinvolto 43.306 pazienti trattati con glargine e il 9147 su NPH: la durata media del trattamento è stata di 1,2 anni nel gruppo glargine e 1,1 anni nel gruppo NPH, non trovando un aumento del rischio di cancro al seno.
La dimensione di questi studi farebbe ritenere che "queste scoperte forniscono ulteriori evidenze sulla non correlazione tra insulina e aumento del rischio di cancro” (Secondo P.Boyle, president dell'International Prevention Research Institute di Lione, in Francia, e l’americano John Buse, MD, PhD, autore dei due studi americani, ex presidente della l'ADA, e direttore del Centro di Cura del diabete presso l'Università del North Carolina, a Durham.
Dalla lettura di quanto sopra non ci sono raccomandazioni che indicano ai pazienti di cambiare il loro trattamento in corso, tuttavia preoccupa tutto ciò che ruota intorno a questa ricerca, dai link cancellati relativi agli studi da cui è scaturita la problematica alla scarsa (per non dire assente) pubblicità data ai recenti studi pubblicati dall’ADA, che, comunque risultano essere di parte in quanto pur sempre finanziati dallo stesso produttore incriminato) ed infine ancora per l’assenza di ricerche ed informazioni provenienti da soggetti indipendenti dal produttore - come quelli preannunziati dall’Agenzia europea dei medicinali EMEA e di cui non si hanno notizie (almeno non se ne trovano in rete).
Nonostante le rassicurazioni, rimane la paura che gli interessi economici o il business che sottende la malattia del diabete possano nascondere la verità, sottolineandosi come la centralità della persona prima di tutto il resto debba essere elevata sopra ogni cosa, perché serve un’etica nell’economia e nella farmacologia, dove entra in gioco la vita delle persone (anche se questi principi sembrano ignorati del tutto da parte di alcune case farmaceutiche, come nel caso dell'uso dell'edulcorante aspartame che praticamente viene usato in tutti gli antibiotici ed altri farmaci laddove il semplice dubbio sulla pericolosità dovrebbe spingere le ditte ad adottare altri edulcoranti, più sicuri e che il mercato offre ... .
Fonti
http://www.emea.europa.eu/humandocs/PDFs/EPAR/Lantus/40847409en.pdf
http://www.agenziafarmaco.gov.it/allegati/comunicato_emea_lantus300609.pdf
http://www.diabetologia-journal.org/cancer.html
http://www.agenziafarmaco.gov.it/allegati/comunicato_emea_lantus300609.pdf
http://www.sunt.it/diabete/2009/07/13/scandalo-lantus-i-sospetti-di-cancro-e-gli-interessi-economici-dellinsulina/
http://archiviostorico.corriere.it/2009/luglio/05/sospetto_corre_Internet_piu_rischio_co_9_090705071.shtml
http://lastranamalattia.wordpress.com/2009/07/17/lantus-e-cancro-parte-2/
http://www.sunt.it/diabete/2009/07/13/scandalo-lantus-i-sospetti-di-cancro-e-gli-interessi-economici-dellinsulina/
http://pharma4.it/biblioteca/?id=619&news=lantus-[-insulina-glargine-]-e-cancro:-nuovi-studi-%22chiudono-il-cerchio-%22
http://www.medscape.com/viewarticle/765555?sssdmh=dm1.793442&src=nlconfnews