Un team di ricercatori italiani e finlandesi ha scoperto l'esistenza di un gene la cui mutazione provoca gravi complicanze in caso di diabete. Nello specifico, gli scienziati hanno individuato l'alterazione del gene SLC19A3 del trasportatore hTHTR2 della vitamina B1 (tiamina) che protegge dallo sviluppo di retinopatia e nefropatia. La scoperta è stata appena pubblicata sulla prestigiosa rivista internazionale Diabetes.
La retinopatia è la prima causa di perdita della vista in età lavorativa e una delle prime cause di cecità in assoluto; la nefropatia è oggi la prima causa di dialisi e trapianto renale. Inoltre, il diabete aumenta di 2-3 volte il rischio di infarto e ictus e più di 20 volte le probabilità di subire un'amputazione agli arti inferiori nel corso della vita.
Per prevenire questi effetti si cerca di mantenere i livelli della glicemia e della pressione arteriosa più vicini più vicini possibili ai valori di chi non è diabetico, ma i pazienti e i loro medici sanno bene quanto ciò sia difficile e come questi obiettivi si raggiungano in non più della metà dei casi. Inoltre, le complicanze possono svilupparsi anche se glicemia e pressione sono soddisfacenti, mentre vi sono pazienti che non sviluppano complicanze nonostante glicemie molto alte nel corso di lunghi anni. Questo ha fatto sospettare l'esistenza di fattori genetici che possono proteggere, o favorire, lo sviluppo delle complicanze. Però, finora, i tentativi di identificare questi fattori avevano dato esito negativo.
Un lavoro appena pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica internazionale "Diabetes", autorevole organo dell'American Diabetes Association, riferisce l'identificazione di una mutazione protettiva da parte di un gruppo di ricercatori italiani, finlandesi e americani. Il razionale scientifico prende le mosse da esperimenti pubblicati dal Laboratorio di Retinopatia Diabetica della Medicina Interna 1 universitaria dell'ospedale Molinette della Città della Salute di Torino e del Dipartimento di Scienze Mediche dell'Università di Torino.
Nel 1996 si era dimostrato a Torino che la vitamina B1, anche nota come tiamina, corregge molte delle anomalie indotte da alte concentrazioni di glucosio (simili a quelle riscontrate nel sangue dei pazienti diabetici) in modelli di colture cellulari. Il dato era stato successivamente confermato, anche nell'animale, in laboratori inglesi, tedeschi e americani. A Torino si era perciò ipotizzato che mutazioni nei geni che codificano la produzione dei trasportatori della tiamina (le sostanze deputate a portarla dentro le cellule) potessero essere responsabili di meccanismi geneticamente determinati capaci di indurre resistenza oppure suscettibilità alle complicanze del diabete. Per verificare l'ipotesi ci si era rivolti al professor Per-Henrik Groop, responsabile a Helsinki del Finnish Diabetic Nephropathy (FinnDiane) Study, un gruppo di ricerca che ha raccolto la maggior casistica mondiale di pazienti con diabete tipo 1, analizzandone l'intera sequenza genomica e raccogliendo molti altri dati rilevanti, tra i quali i livelli di retinopatia e nefropatia e il grado di compenso glicemico e pressorio.
È stato così possibile identificare due mutazioni puntiformi (single nucleotide polymorphisms o SNP) vicine al gene SLC19A3, che codifica per il trasportatore della tiamina hTHTR2, che risultano con altissima significatività statistica protettivi nei confronti delle forme più gravi di retinopatia e insufficienza renale, indipendentemente dal compenso glicemico e da tutte le altre variabili cliniche.
I risultati sono stati in parte replicati nei pazienti di altre due casistiche statunitensi indipendenti, il Diabetes Control and Complications Trial (DCCT/EDIC) e il Wisconsin Epidemiology Study of Diabetic Retinopathy (WESDR), confermando l'effetto protettivo di una delle due mutazioni di SLC19A3 identificate in Finlandia e aumentandone la significatività statistica fino al livello di genome-wide significance sia prima che dopo correzione per il grado di compenso glicemico e gli altri dati clinici.
Questo studio, condotto su tre tra le più ampie casistiche oggi disponibili a livello internazionale di pazienti con diabete tipo 1 e DNA genomico sequenziato, dimostra per la prima volta l'associazione tra un gene candidato sulla base di precisi dati di laboratorio e le forme più gravi di retinopatia e nefropatia diabetica. Rimane naturalmente da compiere molto lavoro di ricerca per chiarire il significato biologico della mutazione individuata. Inoltre, in futuro, si potrebbe aprire la possibilità di individuare precocemente i pazienti che avranno minor rischio di sviluppare retinopatia e nefropatia gravi.
Articolo pubblicato il 18/01/2016 da Andrea Sperelli sul sito www.italiasalute.it
Fonti
http://www.italiasalute.it/4075/pag2/Diabete-ecco-gene-che-causa-complicanze-gravi.html