Lo yogurt previene il diabete
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Se si vuole prevenire il diabete di tipo 2, riducendo il rischio di svilupparlo, si può fare entrare nella propria dieta lo yogurt che, secondo un nuovo studio pubblicato sulla rivista Diabetologia – la rivista dell’Associazione Europea per lo Studio del Diabete – riduce questo rischio del 28%.
In una dieta ricca di fibre, i fermenti lattici ci aiutano a stare meglio ma anche ridurre il rischio di insorgenza del diabete.
A dirlo è uno studio pubblicato sulla rivista Diabetologia da ricercatori dell'Università di Cambridge.
Medicina: un ormone della crescita offre la possibilità di trattamento per cancro e diabete
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Alcuni scienziati dell’Universita’ del Queensland, in Australia, hanno scoperto che una proteina che regola la crescita di uomini e animali puo’ essere usata per trattare malattie fra cui il cancro e il diabete Lo studio guidato da Mike Waters dell’Istituto di Bioscienza Molecolare dell’ateneo, pubblicato sulla rivista Science, e’ partito dalla conoscenza che un gruppo di nani in Ecuador e’ immune a tali malattie, poiche’ le loro cellule mancano di un ricettore necessario all’ormone della crescita per agire.
Diabete, staminali in grado di produrre insulina 'ricavate' da cellule di pelle del malato
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Lo studio di un team della NYscf apre grandi prospettive per la cura della malattia: la tecnica paziente-specifica sperimentata consentirebbe il rimpiazzamento terapeutico dell'ormone mancante, causa della patologia, senza rischi di rigetto
Un laboratorio di ricerca UNA possibile svolta nella ricerca delle cure contro il diabete. Un gruppo di scienziati della New York Stem Cell Foundation è riuscito a riprogrammare cellule della pelle di una donna adulta affetta da diabete di tipo 1, riportandole allo stato di staminali embrionali pluripotenti poi differenziate in cellule beta che producono anche insulina: proprio le cellule che mancano nei pazienti con diabete di tipo 1.
La ricerca è stata pubblicata sulla rivista Nature e rappresenta un importante passo avanti nella generazione di cellule staminali per uso potenziale nel trattamento delle malattie e in particolare del diabete. La speranza degli
scienziati è che si possa usare la tecnica per curare la malattia evitando che l'organismo del malato rigetti le cellule, visto che sono prodotte partendo dal suo Dna.
Il pesce, alimento ottimo per il diabetico ... e non solo
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Tutti i tipi di pesce hanno un elevato contenuto proteico, tra il 15 e 20% delle calorie. Si tratta di proteine ad alto contenuto nutrizionale, infatti tutti gli amminoacidi essenziali per il corretto funzionamento del nostro organismo sono presenti in questo straordinario prodotto alimentare. Le proteine del pesce sono paragonabili a quelle della carne e possono essere considerate una valida alternativa alla stessa il cui abuso, come noto, presenta controindicazioni. La composizione dei grassi invece è più variabile ed è strettamente legata al tipo di pesce. Ad esempio il dentice ha solo lo 0,3% di grassi mentre in un anguilla può raggiungere anche il 24%.
Nel pesce, diversamente dalla carne, vi è una netta prevalenza degli acidi grassi polinsaturi tra i quali gli essenziali Omega 3 che, come risaputo:
- migliorano il ritmo cardiaco, favorendo la circolazione del sangue;
- riducono la formazione di trombi ed emboli;
- riducono i trigliceridi e l’aggregazione delle piastrine.
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Una ricerca segue anche la via del vaccino
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Fra le tante ricerche condotte nel mondo per trovare la cura del diabete di tipo 1 c’è l’interessante filone del vaccino.
Il diabete di tipo 1 infatti è una malattia su base autoimmune; ad un certo punto le cellule beta che producono insulina vengono riconosciute come non proprie e distrutte, con meccanismi immunitari.
Nel meccanismo autoimmune agiscono anche alcuni anticorpi che reagiscono con alcune molecole delle cellule beta per distruggerle.
Così come avviene per molte malattie infettive (ad esempio l’influenza) è possibile preparare il nostro corpo alla malattia, facendo riconoscere in modo differente queste cellule attraverso un vaccino.
Tuttavia c’è un problema da superare.
Gli inibitori di pompa
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Il diabete di tipo 1 non è caratterizzato solo dal fatto che le beta cellule vengono distrutte per un attacco autoimmune, ma anche dal fatto che le ‘superstiti’ non sono in grado di rigenerarsi.
Quindi l’unica soluzione è quella di pensare ad una terapia di associazione, che preveda sia uno scudo di protezione per le beta cellule dall’attacco immunitario, sia un farmaco che aiuti la beta cellula a rigenerarsi. E possibili candidati alla terapia rigenerativa sembrano essere gli inibitori di pompa protonica (PPI), farmaci normalmente utilizzati in chi soffre di gastrite o di ulcera peptica. Dei PPI viene sfruttato il loro effetto di far aumentare i livelli di gastrina, un ormone prodotto dallo stomaco, che oltre a regolare la secrezione gastrica, stimola anche la proliferazione delle cellule pancreatiche (quelle dei dotti), sia nell’animale che nell’uomo.
Poterium Spinosum L'insulina vegetale nella cura del diabete mellito
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Indice
1. Poterium spinosum
2. habitat
3. Storia
4. Composizione e principi attivi
5. Reperibilita’
6. Azioni
6.1 Azione Principale
6.2. Azioni secondarie
7. Lo studio
7.1 Materiale e metodo
7.2 Risultati
7.3 Conclusioni
Si riporta uno studio interessante per gli effetti ottenuti nel trattamento del diabete mellito (di tipo II) trattato con un farmaco fitoterapico, il Poterium Spinosum.
Questo studio è interessante per il diabete di tipo I, nono tanto sotto il profilo della gliocemia, quanto per gli effetti che ne possono derivare, grazie al contenuto in eptaidrossiflavani e flavonoidi polimerizzati contenuti in detta pianta, e con cui si potrebbe contrastare e prevenire alcune delle complicazioni microangiopatiche in virtù dell’azione antiipertensivante, vasodilatatoria coronarica e antiaritmica che queste sostanze possiedono.
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Abatacept, effetti solo iniziali positivi sulla funzione beta cellulare
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Un trattamento immunomodulante con abatacept ha contribuito a rallentare il declino della funzionalità delle cellule beta pancreatiche in pazienti con diabete di tipo 1 di recente insorgenza, anche dopo la sospensione della terapia in uno studio controllato su 112 pazienti pubblicato su Diabetes Care.
Il problema è che gli effetti si fermano alla sola fase iniziale per poi scomparire del tutto.
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Scoperta proteina che uccide le cellule che producono insulina.
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L'apoptosi è una specie di morte programmata o di suicidio delle cellule.
Anche se il diabete di tipo 1 (quello insulinico dipendnete o giovanile) e di tipo 2 (quello dell'anziano) sono molto diversi tra loro, in entrambi i casi si assiste ad una riduzione della produzione di insulina (totale o parziale) a causa della riduzione delle cellule che la producono, appunto per apoptosi.
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Fallita la cura del diabete attraverso anticorpi monoclonali
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La ricerca medica nel 2009 si era orientata per la la cura del diabete attraverso anticorpi monoclonali come avvenuto con effetti benefici in altre malattie rare autoimmuni come la sindrome dell'opsoclono mioclono.
La sindrome opsoclonia-mioclonia-atassia (OMA) è un disturbo neurologico acquisito dell'infanzia che si manifesta secondariamente alla presenza di un neuroblastoma (sindrome paraneoplastica) o a una infezione virale, in tenera età.
L'incidenza è circa 0,2/1.000.000 di nuovi casi l'anno.
La diagnosi è basata sulla concomitanza dei tre seguenti criteri: opsoclonia (involontaria, movimenti rapidi degli occhi), atassia/mioclonia, disturbi comportamentali e del sonno, e presenza (eventuale) di neuroblastoma (un tumore benigno).
In comune con il diabete il fatto che trattasi entrambe di malattie autoimmuni.
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La steatosi epatica predice l'insorgenza della nefropatia diabetica
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La steatosi epatica sta diventando una delle malattie più frequenti della società moderna.
Il fegato è un organo chiave per il metabolismo dei grassi.
Quando mangiamo in eccesso, il grasso infatti tende ad accumularsi anche nel fegato, formando la cosiddetta steatosi.
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Una nanoterapia per il diabete di tipo 1
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L’ultima frontiera della ricerca scientifica sulle malattie autoimmunitarie, la cui insorgenza è legata al fatto che l’organismo non riconosce alcune sue cellule e le attacca come se fossero agenti estranei, è l’utilizzo delle nanotecnologie che hanno già dato i primi risultati sulla sclerosi multipla e la cui efficacia è ora oggetto di studio anche per il diabete di tipo 1.
La possibilità di somministrare i farmaci solo nei punti precisi in cui servono è uno dei grandi sogni della medicina. Il ponte verso questo futuro che molti vedono come prossimo è fornito dalle nanotecnologie che, nell'enorme numero di applicazioni, consente anche di realizzare minuscole capsule in grado di veicolare i principi attivi nell'organismo, liberandoli là dove servono.
Negli Stati Uniti (da un gruppo del Wyss Institute for Biologically Inspired Engineering della Harvard University and Children's Hospital Boston) è stata sviluppata una metodica di somministrazione intelligente di farmaci per combattere il diabete di tipo 1: nanofarmaci intelligenti iniettabili e programmabili per arrivare fino alle cellule del pancreas.